La svolta nell’uso delle criptovalute, ora non più riservate agli investitori, consolida il Bitcoin

L’uso delle criptovalute è in continua crescita non solo nell’universo degli investimenti ma anche nell’ambito dei pagamenti. La gente spesso si chiede: perché questo boom? Che cosa ci sta dietro? Una domanda non facile per rispondere alla quale occorre considerare più fattori concomitanti. 

L’interesse verso le criptovalute continua a crescere sia tra le imprese che tra i consumatori. Il loro uso come valuta corrente accanto alle monete fiat degli Stati sta diffondendosi in tutto il mondo.

Le valute digitali non vengono viste solo come un mezzo di investimento perché sempre più cittadini e imprese sono attratti dalla comodità e dalle grandi opportunità che offrono anche come moneta di scambio, non solo come strumento speculativo.

Recentemente anche Morgan Stanley, una delle banche d’affari più importanti del mondo, dichiara, per voce della propria Lead Cryptocurrency Analyst Sheena Shah, che sempre più persone vogliono fare transazioni in criptovlauta. Questo perché i pagamenti con valuta digitale avvengono in modalità peer-to-peer e decentralizzata, senza l’intervento degli istituti di credito.

La popolarità che stanno avendo le valute digitali è sintetizzata da Crypto per Tutti Social Club, nata sul finire dello scorso anno, già nel titolo: le critpomonete sono per tutti e stanno diventando un modo normale di pagamento. Intanto continua l’investimento in criptovalute da parte di governi, istituzioni e grandi imprenditori, contribuendo alla crescente fiducia di investitori privati e semplici cittadini. 

Se guardiamo poi al di fuori dei nostri confini scopriamo iniziative grandiose ma analoghe, come quella di Jack Dorsey, l’ex CEO di Twitter, ora fondatore di Bitcoin Legal Defense Fund, una fondazione no profit che si propone di riunire professionisti, istituzioni e avvocati che forniscano gratuitamente una tutela legale agli affiliati che volessero contribuire alla crescita delle criptovalute. Anch’egli prevede che l’anno 2022 sarà quello del boom del Bitcoin e delle altcoin al suo seguito.

Anche Ric Edelman, autore di molteplici libri di finanza personale, fondatore della Edelman Financial Engines, ha detto, in una recente intervista, che il 24% degli americani possiede Bitcoin e che entro la fine dei quest’anno si arriverà ad un terzo della popolazione statunitense. Nell’Unione Europea, a parte la disomogeneità tra i vari Stati membri per la scarsa regolamentazione, si sta avendo la stessa tendenza.

A proposito di regolamentazione si ha ragione di credere che già una maggior fiducia nella popolazione europea verso le criptovalute sia dovuta anche al Regolamento MiCA – Markets in Crypto-Assets adottato il 24. 9.2020, intesto a rendere l’Europa pronta per l’era digitale del terzo millennio e a creare un’economia rivolta al futuro e a vantaggio dei cittadini.

Già la Commissione europea ebbe a incaricare un anno prima l’Autorità europea degli strumenti finanziari (ESMA) e l’Autorità bancaria europea (EBA) di valutare l’adeguatezza alle criptoattività del quadro normativo europeo in materia si servizi finanziari. Le due autorità risposero che la maggior parte delle criptoattività non rientravano nell’ambito di applicazione della legislazione UE in materia di servizi finanziari e che pertanto non erano soggette alle disposizioni sulla tutela dei consumatori e degli investitori, sebbene comportassero dei rischi. Da qui la necessità, sentita dalla Commissione, di adottare il Regolamento sopra richiamato.

La cui finalità è di stabilire norme uniformi per l’ammissione alla negoziazione di criptoattività, l’autorizzazione e la vigilanza dei fornitori di servizi oltre a disposizioni a tutela dei consumatori e a prevenzione di abusi di mercato. E questo con riferimento sia agli ART Asset Reference Token sia agli EMT Electronic Money Token.

Ma qual è, sul piano tecnico, il motivo di queste risalite del Bitcoin?

Dalla sua creazione nell’anno 2009 la capostipite delle criptovalute ha visto svuilupparsi cicli di prezzo regolari intorno all’evento di dimezzamento (halving).

Ogni quattro anni la quantità dei BTC versata ai minatori a titolo di ricompensa viene dimezzata, fino a quando saranno estratti con il mining 21 milioni di monete (si prevede che ciò avverrà intorno al 2140). Il meccanismo dello halving rende il Bitcoin una risorsa scarsamente disponibile, resistente all’inflazione. 

 Uno dei motivi per cui il Bitcoin è ricercato da milioni di persone è proprio la sua scarsità, è insomma l’oro digitale, per usare l’espressione usata per la prima volta dal prof. Ametrano nelle sue lezioni universitarie. E come l’oro prima degli accordi di Bretton Woods era il riferimento di valore delle valute fiat mondiali così ora il Bitcoin resta il parametro di riferimento del valore delle altre criptovalute.

Allo scadere dello scorso anno 2021 il Bitcoin ha continuato a oscillare sotto la resistenza dei 50mila USD e ci aveva fatto pensare a un temibile ribasso, anche perché,  dopo l’ultimo dimezzamento l’aumentata difficoltà del mining riduceva l’offerta e di conseguenza rendeva il BTC più costoso da produrre. Questo significa in pratica che sono necessari prezzi più elevati per giustificare l’estrazione e che ci si aspetterebbe quindi un “mercato orso”.

Tuttavia il BTC si è consolidato intorno alla resistenza dei 50mila e gli investitori hanno iniziato ad accumulare di nuovo, come avviene quando si ha un “mercato toro”. Durante il run-up di marzo 2021 sono anche spuntate monete più giovani, vale a dire quelle di più recente estrazione. Questa tendenza verso la stabilità mostra che la domanda sta cambiando e che i nuovi investitori del BTC vogliono tenere le loro monete più vecchie per il lungo termine.

Grazie alla accennata minima regolamentazione uniforme a livello europeo delle criptoattività il Bitcoin viene visto come un bene rifugio e prezioso da tenere, viene usato per lo staking e per fornire liquidità per un rendimento crescente.

Tutto ciò rende meno probabile il ritorno del ciclo di dimezzamento del valore del Bitcoin o quanto meno fa credere che la volatilità, il drawdown e la durata del “mercato orso” saranno fortemente ridotti. Time will tell.

Milano, 3. 4.2022                                                             Giovanni F⚡ F Bonomo – CxT

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